Monti Sartorius e Grotta della Neve



A 18 km da Zafferana Etnea, dopo aver superato i centri abitati di Milo e Fornazzo, si raggiunge dapprima il bosco di Pietracannone (luogo perfetto per una passeggiata sotto gli alberi), poi la Grotta della Neve e, a poca distanza, i Monti Sartorius.


I Monti Sartorius sono degli antichi crateri formatisi durante la colata del 1865. Devono il loro nome allo scienziato Sartorius Von Waltershausen, che fu tra i primi a cercare di catalogare le principali eruzioni dell'Etna.
L'ingresso del sentiero di trova a poche centinaia di metri dal rifugio Citelli del C.A.I., in territorio di Sant'Alfio, recentemente ristrutturato e reso fruibile dall'Ente Parco.



Il percorso, che riveste eccezionale interesse sia dal punto di vista geologico che botanico, si snoda ad anello a partire dalla sbarra forestale posta a quota 1.660 m. slm per circa quattro chilometri.
Lungo il sentiero, che presenta 6 punti di osservazione, si incontrano radure ricche di specie endemiche (Festuca e Poa - Graminacee; cespi odorosi di Tanaceto e pulvini di Spino Santo Astragalus Siculus Biv.; Camomilla, Saponaria e Romice dell'Etna), "bombe" vulcaniche di notevoli dimensioni e formazioni boschive dominate dalle betulle (Betula aetnensis). Si può ammirare il Monte Frumento delle Cocazze, che con i suoi m. 2.151 slm rappresenta uno dei più grandi coni avventizi dell'Etna.

Il grande interesse geologico è invece rappresentato dalla imponente colata lavica del 1865, che ha dato origine ai Monti Sartorius, caratterizzati dal tipico allineamento "a bottoniera" dei conetti eruttivi. La maestosa colata di estende per circa otto chilometri quadrati, con uno spessore medio delle lave di oltre 12 m; la morfologia superficiale è molto accidentata per la presenza di lave e blocchi scoriacei a spigoli vivi su cui sarà bene, camminando, prestare particolare attenzione.



Percorso
Attraversando la sbarra, vi troverete in un boschetto di betulle. Si tratta di una specie caratteristica dell'Etna, che vive solo in questa zona del vulcano. In lontananza si vedono i crateri Sartorius, meta principale dell'escursione.
Al primo bivio, prendete la salita sulla destra che porta subito verso i crateri. Il percorso è chiaramente indicato da segni di vernice arancione e risale il cratere attraversando le prime piante che hanno colonizzato i fianchi del vulcano. Alla fine della salita, il panorama che si apre verso valle e verso monte è semplicemente meraviglioso. A valle si osservano il mare, boschi di pini e antichi crateri, a monte appare l'intera filiera dei monti Sartorius, con alle spalle monte Frumento delle Concazze e il cratere centrale. Il terreno ha spesso delle forti tonalità di rosso, dovute alla presenza di minerali ferrosi nella lava.



Giriamo attorno al cratere (continuando a seguire i segni di vernice) e raggiungiamo il P.O. 5 del vecchio sentiero del parco, dedicato all'osservazione della colata lavica. Usciamo dalla colata e entriamo nel bosco di betulle, indicato anche dal P.O. 4 del vecchio sentiero.
In questo tratto il bosco appare davvero imponente e si resta affascinati da queste piante che vivono solo in questa parte del mondo. Dopo il P.O. 3, dedicato alle diverse forme di vita che gradualmente attaccano la roccia vulcanica, si intravede un ovile. Andando a sinistra, si ritorna all'inizio del sentiero, incontrando ancora betulle, bombe vulcaniche e altri ospiti del sentiero.



Giro lungo
Se all'ovile decidete di girare a destra, potete allungare di un paio di chilometri l'escursione dirigendovi verso Monte Baracca. Si attraversa l'ultimo tratto del bosco di betulle, che iniziano a lasciare spazio ai pini. Al bivio andare verso destra per incontrare un meraviglioso pino larice, un albero così grande che non si riesce a riprendere con una sola foto!

Si raggiunge un altro bivio e si continua a destra. Alcuni pini mostrano ancora le incisioni che venivano fatte per raccoglierne la resina. La passeggiata continua tra fiori, alberi e farfalle mimetizzate nel loro ambiente, prima di incrociare una strada asfaltata. Percorretene alcuni metri verso destra per poi rientrare nel sentiero. A questo punto basta seguire la stradina sterrata fino ad incrociare il sentiero che avete percorso all'andata; dirigetevi verso sinistra per ritornare al punto di partenza.



Punti di osservazione
Lungo il sentiero sono stati posti dei "pilieri" in pietra lavica con sovrimpressi i numeri da 1 a 6; ogni numero evidenzia un punto d'osservazione al quale corrispondono particolari caratteristiche.

P.O. 1 - La radura
A poche decine di metri dall'inizio del percorso il paesaggio si apre in una radura a Graminacee (Festuca e Poa) con cespi odorosi di Tanaceto e pulvini di Spina santo (Astragalus siculus Biv.). Sulla destra si possono osservare i neri apparati eruttivi dei monti Sartorius originatisi dall'eruzione del 30 gennaio 1865 che per 150 giorni (terminò il 28 giugno), eruttò oltre 96 milioni di metri cubi di materiale incandescente.

P.O. 2 - Le bombe vulcaniche
Lungo il percorso troverete un'area ricca di bombe vulcaniche di notevoli dimensioni. Di fronte si ha la splendida visione del Monte Frumento delle Concazze che, con i suoi 2151 m s.l.m., rappresenta uno dei più grandi coni avventizi del nostro vulcano. Sulle sue pendici si rinviene un bosco rado di Betulle con sparsi esemplari di Pino laricio, sostituiti verso l'alto da pulvini spinosi di Astragalo.

P.O. 3 - La vita tra le rocce
Prima di addentrarsi all'interno del bosco di Betulle si incontra un ovile con abbeveratoio. Superato l'ovile non si può fare a meno di notare il netto contrasto tra l'asprezza del substrato vulcanico e la delicatezza dei colori delle forme vegetali colonizzatrici, qui rappresentate dal bianco candido della corteccia degli alberi, dalle macchie grigio-verdastre dei Licheni e dei Muschi incrostanti, dal verde pallido e dal giallo delicato delle spighe della Festuca e della Poa che con la loro azione alimentano la disgregazione delle rocce vulcaniche.

P.O. 4 - II bosco di Betulle
Inoltrandosi nel bosco di Betulle non è raro rinvenire notevoli esemplari di Pino laricio e bei cespi di Ginestra dell'Etna (Genista aetnensis). La Betulla non è però soltanto motivo coreografico dell'ambiente montano etneo, ma riveste, con il suo specifico adattamento al substrato lavico, un preciso ruolo ecologico e dinamico nell'economia del paesaggio vegetale.



P.O. 5 - La colata del 1865
Superato il bosco ci si ritrova dinanzi la maestosa colata del 1865; da questo punto di osservazione si ha una splendida vista di insieme che spazia dall'area sommitale del vulcano fino a Rocca Novara. La colata si estende per circa 8 Kmq con uno spessore medio delle lave di oltre 12 m; la morfologia superficiale e molto accidentata per la presenza di lave e blocchi scoriacei a spigoli vivi su cui sarà bene, camminando, prestare particolare attenzione. Le lave, durante il loro processo di solidificazione in ambiente "umido", hanno assunto localmente delle morfologie molto particolari; esempio di ciò è osservabile lungo la deviazione per Monte Baracca.

P.O. 6 - La base
Discendendo il pendio degli apparati eruttivi dei monti Sartorius e facile incontrare piante caratteristiche dell'Etna come: la Camomilla dell'Etna, la Saponaria dell'Etna e il Romice dell'Etna. Di fronte si osserva il Monte Concazze con il Rifugio Citelli, punto base n. 15 per l'escursionismo. Da qui si ritorna all'inizio del sentiero.




Grotta della neve
La grotta della Neve è una grotta di scorrimento lavico ubicata del versante nord del Parco dell’Etna, nel territorio del Comune di Sant’Alfio in provincia di Catania. Si tratta di una galleria di origine lavica facile da raggiungere e da visitare, posta in località Piano delle Donne a 1.540 metri s.l.m., a poche decine di metri dalla Strada Mareneve, nel tratto fra Fornazzo ed il bivio per il Rifugio Citelli, a 11 chilometri da Fornazzo.
L’auto può essere posteggiata in uno slargo a fondo naturale di fronte all'inizio del sentiero, indicato da un cartello, che consente di raggiungere la spelonca dopo poche decine di metri. 



La Grotta della Neve, nota pure col nome di Grotta dei Ladroni, si trova in un’area caratterizzata da una colata preistorica e da un bosco di betulle dell’Etna. L’anfratto è immediatamente individuabile poiché circondato da uno steccato in legno. Per visitarlo non è necessario essere muniti di corda. Per risalirlo interamente è indispensabile una lampadina; utile il caschetto protettivo.

La cavità più ampia, a cui si accede tramite una scalinata scavata nella roccia, è denominata “Salone dei Ladri”. La galleria serviva per accumulare la neve durante l’inverno (“tacca della neve”) da utilizzare, nella stagione calda, nel commercio del ghiaccio (scomparso con l’avvento dei frigoriferi), sia per il vicino capoluogo sia per altri luoghi, fra cui l’isola di Malta. Nella zona etnea vi era un indotto economico che faceva capo a questa curiosa attività: oltre agli operai che vi lavoravano per raccogliere la neve, erano impiegati anche i bordonari che trasportavano i sacchi pieni di ghiaccio sulla soma dei muli sino a valle dove veniva utilizzato per la refrigerazione, ma anche per la preparazione di gelati e sorbetti.



La grotta è stata scavata dalla mano dell’uomo come risulta dalla data incisa su una roccia all'ingresso, in alto: 1776. Oltre alla realizzazione dei gradini e all'ampliamento di quel che era un tunnel di scorrimento lavico, sono stati praticati alcuni fori sulla volta per consentire l’introduzione della neve. La galleria può essere scoperta per intero, facendo attenzione al basso soffitto, sino all'uscita dalla parte opposta.

La denominazione popolare “Grotta dei Ladroni” si deve alla convinzione che le aperture sulla volta fossero state operate dai briganti per disfarsi rapidamente del bottino. Ma quando in un dipinto del pittore francese Jean Houel, autore del volume “Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari” contenente le tavole del suo soggiorno in Sicilia, l’antro venne riconosciuto con gli operai al lavoro che portavano all'esterno i sacchi pieni di ghiaccio, non si ebbero più dubbi sul suo reale utilizzo. Tuttavia, il popolo aveva già scelto il suo nome.




Come arrivare
Da Zafferana Etnea, raggiungere Milo e Fornazzo dalla SP 59i e SP 59ii. Poco prima della fine di Fornazzo, lungo la via Mareneve, sulla sinistra si trovano le indicazioni per il rifugio Citelli. Proseguire per alcuni chilometri sempre in direzione del rifugio, fino ad incontrare il cartello che segnala l'inizio del tracciato.





INFO UTILI
Lunghezza percorso: 3,6 km
Grado di difficoltà: E, escursionistico
Quota minima: 1663 m
Quota massima: 1736 m


Contatti utili
Parco dell’Etna
Via del Convento, 45
95030 Nicolosi (CT)
Tel. +39 095 821111
Fax +39 095 914738
E-mail: enteparco@parcoetna.it
PEC: parcoetna@pec.it
www.parcoetna.it




NOTE
-) Tra Milo e Fornazzo si trova il Parco Avventura Etna, un parco immerso nel verde per fare tree-climbing e pic-nic.

-) A 7 km dai Monti Sartorius si trova Piano Pernicana (area per pic-nic nella pineta di Linguaglossa).




Coordinate: 37°46'15.3"N 15°03'38.9"E (37.770929, 15.060802)
Coordinate Grotta della neve: 37°46'13.2"N 15°04'16.4"E (37.770321, 15.071232)

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